Un comboniano in Seminario

Padre Giorgio, missionario in Brasile, visita il Seminario di Fermo.

Il Decreto del Concilio Vaticano II sulla formazione sacerdotale Optatam Totius al n.20 recita testualmente, a proposito degli alunni del Seminario: “Infine siano penetrati di quello spirito veramente cattolico, che li abitui a guardare oltre i confini della propria diocesi, nazione o rito, e ad andare incontro alle necessità della Chiesa intera, pronti nel loro animo a predicare dovunque l’Evangelo”.

Per questo motivo la PUM (Pontificia Unione Missionaria), organismo legato alla Conferenza Episcopale Italiana, invia ogni anno nei vari Seminari alcuni missionari, incaricati di suscitare e alimentare la passione evangelizzatrice degli alunni in formazione. L’incontro di quest’anno, che si è svolto da mercoledì 9 a venerdì 11 Gennaio, è stato tenuto da Padre Giorgio Padovan, missionario comboniano attivo per più di 20 anni in Brasile.

Padre Giorgio, che ha iniziato il ritiro chiedendo a ciascuno dei seminaristi una parola che identifichi la propria vita in questo momento, ha innanzitutto proposto una riflessione teologica sulla Conversione missionaria. Per prima cosa ha sottolineato l’impostazione che emerge dall’esortazione Apostolica Evangelii Gaudium (EG) di Papa Francesco. Il Pontefice auspica una Chiesa tutta missionaria, in cui la missione è il paradigma di ogni attività pastorale. “È dunque la missione – si legge in EG – che fa la Chiesa e non viceversa!”. Ha poi toccato alcuni punti di ecclesiologia, evidenziando come la Chiesa del futuro, sicuramente non più europocentrica, sarà una Chiesa povera – economicamente e socialmente – per i poveri. Per concludere ha terminato la sua analisi descrivendo come sono cambiati nel tempo anche il concetto e gli scopi stessi della missione: dall’idea di andare a battezzare i non cristiani (“Salvare anime”), a quella di impiantare la Chiesa locale nel territorio, a quella – più recente – della promozione umana, con la costruzione di scuole ed ospedali. Oggi però, dice Padre Giorgio: “Si va in missione perché fa bene a me!”

Il missionario è un mendicante che va in giro ad incontrare il volto di Cristo, soprattutto nei poveri, sapendo che lo Spirito Santo ci precede sempre (ci “primerèa” con un neologismo caro al Papa). Questo mette il Cristiano in uno stato permanente di testimonianza, in qualsiasi luogo e non necessariamente nei Paesi in via di Sviluppo. Di fatto si tratta di comunicare nient’altro che la Pasqua e raccontare dunque l’Amore di Dio per l’uomo con i fatti più che con le parole. Dopo la riflessione iniziale Padre Giorgio ha parlato della vita e del martirio di un suo giovane confratello e conterraneo padovano, Padre Ezechiele Ramin, ucciso nel Luglio del 1985 in Brasile a causa del suo impegno in favore dei piccoli agricoltori e degli indios nella loro lotta contro i latifondisti locali, per il quale è in atto una causa di canonizzazione.

Per concludere ha infine proposto una lectio sui versetti 14-45 del capitolo 1 di Marco, la cosiddetta “giornata di Cafarnao”, per cercare di comprendere l’identità di Gesù e del cristiano. Per delineare questa figura ha suggerito cinque piste di riflessione per confrontarsi con il testo: 1) Qual è la situazione al tempo di Gesù; 2) I luoghi geografici raccontati nel brano; 3) I destinatari dell’annuncio; 4) Cosa fa Gesù; 5) Le reazioni all’azione di Gesù.

Nel periodo in cui è rimasto in Seminario, Padre Giorgio ha condiviso la Preghiera, la Liturgia e i momenti conviviali con la comunità. C’è stato anche il tempo di una visita molto suggestiva, sotto una leggera nevicata, delle bellezze storiche e architettoniche del centro di Fermo, di cui il missionario è rimasto molto colpito.

La comunità dei seminaristi.

Pubblicato in Uncategorized.